La Scala dei Turchi è una parete rocciosa (falesia) che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, vicino a Porto Empedocle. La Scala è costituita di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, avente un caratteristico colore bianco puro. Nell’agosto del 2007 è stata presentata all’UNESCO, da parte del Comune di Realmonte, una richiesta ufficiale affinché questo sito geologico, insieme alla Villa Aurea (di epoca romana), sia inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’organizzazione dell’ONU, poiché l’area possiede tre requisiti necessari per una tale valorizzazione.
Il nome della Scala dei Turchi viene dalla sua naturale forma e dalle incursioni di pirateria di cui fu teatro, da parte di popolazioni arabe chiamate genericamente “turchi” che, secondo la leggenda ormeggiavano le loro navi nelle acque della Scala che rappresentava un ottimo approdo meno battuta dai venti e protetta dalla vigilanza costiera.
Da li si arrampicavano tra le insenature della scogliera, ne raggiungevano la cima e saccheggiavano ogni bene dai villaggi vicini. Si racconta che i turchi terminarono le loro incursioni nella Scala, dopo essersi scontrati con la popolazione dell’attuale Porto Empedocle dove questi ultimi ebbero la meglio. Da qui ebbe origine l’esclamazione dialettale “Cu piglia un turcu è so“.
Oltre alla singolare forma, il colore bianco, il paesaggio e il mare siciliano, la Scala dei Turchi deve anche la sua popolarità ai romanzi di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano scritti, in cui tali luoghi vengono citati (vicino è l’immaginario paese del commissario, Vigata).
L’unico neo, ahimè!, che si scontra con l’immaginario scenario descritto da Camilleri sono le decine di costruzioni abusive incomplete erette persino a pochi metri dal mare sulla spiaggia. Uno spettacolo indecoroso che purtroppo caratterizza questo territorio.